Saluto di commiato dalla Commissione europea

Grazie a tutti per essere qui, assieme a me, in questo giorno in cui giro una pagina importante della mia vita.
Un ringraziamento, tutto particolare, lo rivolgo al Signor Presidente del Parlamento europeo, Onorevole Antonio Tajani, che mi ha fatto la sorpresa, e regalato l’onore e la gioia, della sua presenza qui con noi, nonostante i suoi tantissimi e gravosi impegni.
Dopo quasi 28 anni di servizio, lascio la Commissione europea per altre avventure più riposanti.
Quindi giro una pagina, ma con la voglia di restare nello stesso libro. Che è stato, e continuerà ad essere, il mio contributo personale alla costruzione europea.
Ho perseguito questo ideale europeo fin dalla mia giovinezza, e quindi intendo continuare a perseguirlo, anche se con altri mezzi e con altre funzioni.
In particolare, mi occuperò di sostenere l’Europa, almeno inizialmente, come co-editore di una rivista creata con alcuni amici, chiamata Più Europei. Perché sono profondamente convinto che dobbiamo essere sempre più europei per affrontare oggi le minacce del mondo.
In effetti, l’Europa ha sempre rappresentato per me, soprattutto, un ideale e uno strumento di pace, sicurezza, prosperità, legalità, libertà e democrazia.
Sono entrato in Commissione nel 1990, presso l’Unità Antifrode della DG BUDG (Bilanci), su impulso dell’allora consigliere giuridico della Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’Ue, il professore Antonio Tizzano, oggi Vicepresidente della Corte di giustizia dell’Unione europea. Cercava un ufficiale della Guardia di Finanza, la Polizia economico-finanziaria italiana da cui provengo, per la Direzione Risorse proprie della DG BUDG (allora DG XIX).
Dato il mio profilo professionale, oltre ad aver superato una selezione per Agenti temporanei in ambito doganale, sono stato quindi indicato come la persona più idonea per rafforzare la lotta alle frodi nel campo delle risorse proprie.
Arrivato a Bruxelles, sono stato il primo militare, ma anche primo appartenente ad un servizio investigativo e di polizia, ad essere stato assunto dalla Commissione europea. Ho avuto l’onore di fornire il mio contributo alla definizione di una strategia operativa e investigativa per combattere le frodi ai danni degli interessi finanziari dell’Unione europea. È così che l’UCLAF (l’Unità di Coordinamento della Lotta alla Frode, del Segretariato Generale della Commissione) di Émile Mennens – all’epoca una quindicina di persone – ottenne, nel 1992, il mio trasferimento dalla DG BUDG.
Mi è stato spesso detto che la Commissione ha tratto grandi benefici dal mio status di ufficiale della Guardia di Finanza italiana, consentendole di trarre ispirazione dal modello del mio Corpo di origine (un servizio investigativo indipendente, a tutela sia delle entrate che delle spese dei bilanci nazionale ed europeo) per la riorganizzazione delle proprie strutture antifrode e dei controlli sul posto. Ma, di fatto, ho anche contribuito personalmente al rafforzamento della legislazione e dell’organizzazione dell’amministrazione italiana nella lotta alle frodi ai danni del bilancio comunitario.
Come testimoniano numerose espressioni di stima ricevute da parte della mia gerarchia comunitaria (in ordine cronologico Jean-Paul Mingasson, Isabella Ventura, Antonio de Lecea, Émile Mennens, Per Brix Knudsen, Franz-Herman Brüner, Thierry Cretin), nonché dai vecchi Presidente e Vicepresidente della Commissione europea, Romano Prodi e Franco Frattini, il mio contributo nel campo della lotta alle frodi ha portato risultati molto importanti alla Commissione, e allo sviluppo di una strategia operativa a tutela delle finanze dell’Unione europea.
Su invito della mia gerarchia dell’Ue, e per passione per l’Europa, ho rinunciato a una carriera piuttosto promettente, in Italia, per dedicarmi interamente a un progetto che è diventato per me un progetto non solo professionale, ma anche di vita a tempo pieno: contribuire alla costruzione di un’Europa della legalità, a fronte delle minacce provenienti dalla criminalità internazionale.
Non me ne sono mai pentito, e sono molto orgoglioso e felice delle testimonianze e delle gratificazioni professionali che ho ricevuto, sia in Europa che in Italia.
Ho avuto, tra le altre, la soddisfazione e l’onore di contribuire personalmente, a sostegno del mio compianto Direttore generale dell’Olaf, Franz-Hermann Brüner, e dell’ex Presidente Romano Prodi, alle procedure legali della Commissione europea contro alcuni produttori internazionali di sigarette, contrabbandate nel territorio dell’Ue.
Sono stato pioniere tra i pionieri, e tra gli ideatori dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode, di cui ho assunto l’incarico di portavoce e responsabile della comunicazione, per quasi dieci anni, dal 2000 al 2009, contribuendo anche al reclutamento di diversi suoi agenti e dirigenti.
Ho vissuto nell’occhio del ciclone le dimissioni della Commissione Santer, l’Affaire Cresson e poi l’Affaire Eurostat.
E ho in mente molti aneddoti, che forse un giorno meritano di essere raccontati in un libro. Chissà?
Ho svolto le mie missioni e fornito il mio contributo, in settori di grande sensibilità. Sempre con rigore professionale ed etico, e assoluta lealtà alla nostra istituzione, nello spirito della mia personale reputazione, alla tutela della quale, con fatti più che parole, ho sempre attribuito grandissimo valore.
In questa linea, nel 2006, ho rinunciato alla possibilità che mi avevano offerto il Presidente José Manuel Barroso e il Vicepresidente Franco Frattini, di diventare il Portavoce Aggiunto della Commissione, ricoprendo la funzione di Capo dell’Unità che all’epoca includeva tutti i portavoce della Commissione.
Ho voluto, con tale rinuncia, consentire al mio Direttore generale dell’Olaf (al termine del suo mandato) di non rimanere sprovvisto di portavoce in un momento cruciale della vita dell’Ufficio. Una rinuncia che, forse, mi ha estromesso da altre sfide e soddisfazioni professionali, ma di cui vado ancora oggi particolarmente fiero.
Un altro momento di grande soddisfazione, è stata la creazione e la presidenza, dal 2001 a fine 2009, della Rete dei Comunicatori Antifrode dell’Olaf (Oafcn). Una rete che il Consiglio ha persino definito come “uno dei migliori esempi di comunicazione dell’Unione europea”. Questa rete mi ha dato la soddisfazione di contribuire al rafforzamento di una politica di trasparenza nei servizi di polizia, doganali e investigativi degli Stati membri, soprattutto nei nuovi Paesi.
Nel 2009 ho vinto il premio Portavoce dell’Anno, devolvendo il relativo corrispettivo economico alla Federazione Internazionale dei Giornalisti (IFJ), a beneficio del Fondo per i giornalisti vittime di atti di violenza. I diversi incontri con i giornalisti e le conferenze stampa in Bulgaria e Romania, prima della loro entrata nell’Ue, sono per indimenticabili. Ed il mio amico Thierry Cretin, che mi ha fatto l’onore di essere qui oggi, lo può confermare.
Il nostro compianto direttore generale, Thierry ed io, siamo stati accolti diverse volte in quei paesi come delle star, da decine di giornalisti e cameramen. Abbiamo incontrato capi di stato e di governo, che chiedevano il nostro supporto, anche personale, per rafforzare i loro sistemi antifrode. Perché era una delle principali condizioni per il loro ingresso nell’Ue.
Ho ricordi indimenticabili di quel periodo. E sono orgoglioso di essere stato nominato, dalla sua presidente, Reneta Nikolova, membro ad honorem dell’Associazione dei giornalisti bulgari contro la corruzione.
Lavorare per la Commissione europea è stato per me un grande onore e un’esperienza indimenticabile, arricchita vivendo immerso in culture ed esperienze, diverse e varie.
Ricorderò sempre quando il mio amico Guido Berardis, ora giudice al Tribunale dell’Ue, mi disse che la Commissione europea racchiude la sintesi del meglio e del peggio di ciò che si può trovare in Europa.
Uno dei più grandi privilegi che questi anni al servizio dell’ideale europeo mi hanno offerto, è stato quello di incontrare persone eccezionali, lavorare con colleghi di grandissimo valore, integrità e onestà. Molti di loro sono qui oggi, portatori degli stessi valori dei padri fondatori dell’Unione europea. In questi giorni, in cui l’euroscetticismo sta facendo passi da gigante, mentre la memoria degli orrori della storia svanisce, o viene dirottata da opportunisti populisti, devo sottolineare l’eccezionalità ed il valore, professionale ed etico, della grandissima maggioranza di quelli che spesso vengono chiamati eurocrati.
Ma devo essere onesto. Durante i miei ultimi anni all’Olaf ho avuto anche l’esperienza di conoscere quelli della seconda categoria, di tutte le nazionalità, compresa la mia. A testimonianza del fatto che il male e il bene sono diffusi in tutti i Paesi e che, come diceva Guido Berardis, sono ben rappresentati anche in Commissione.
Ma la memoria umana, e l’istinto di sopravvivenza, ci aiutano sempre, portandoci a ricordare più le brave persone che abbiamo incontrato nel nostro cammino – che fortunatamente sono la stragrande maggioranza – che i pochi “veri mascalzoni senza fede né legge”, come direbbe il mio amico Thierry Cretin, con cui anch’io ho dovuto avere a che fare.
Non posso nasconderlo, se voglio davvero essere onesto.
Ho lasciato l’Olaf volentieri, dopo la guerra di successione ad un indimenticabile Direttore generale che ci ha lasciati troppo presto, nel 2010, dopo una breve malattia senza perdono. Del quale conservo ancora un ricordo pieno di affetto e ammirazione per la sua integrità, onestà e umanità. Sono poi approdato, nel 2012, in una formidabile Direzione Generale: la DG ENTR (Industria, Imprese e PMI), ora DG GROW (Mercato Interno, Industria e Imprese), grazie al Presidente Antonio Tajani.
Prima come Consigliere per la sicurezza e la lotta antifrode, poi, su richiesta dell’allora Direttore generale, Daniel Calleja, come capo dell’unità “Comunicazione, accesso e gestione dei documenti”.
Questo periodo, con Antonio Tajani e Daniel Calleja, è stato un altro momento indimenticabile, pieno di grandi soddisfazioni e di energia vitale. Comunicare il rilancio della politica industriale europea, e le grandi visioni del Presidente Tajani, è stata per me un’esperienza magnifica. Assistito da una grande squadra, che però ho dovuto ridurre. Perché la fase delle sinergie ed efficienze era iniziata proprio dalla mia unità, e non doveva finire lì per me.
Con la nomina della nuova Commissione europea, e la partenza del Vicepresidente Tajani verso il Parlamento europeo, sono stato chiamato ad assumere la responsabilità dell’unità Risorse umane. Nel momento sicuramente più difficile e delicato per la gestione del personale di tutta la direzione generale. Perché, assieme al mio Direttore generale, Lowri Evans, ed al mio Direttore, Valentina Superti, oltre che alla mia squadra, ho dovuto portare a termine quello che è sicuramente uno dei compiti più complessi e delicati di un’unità Risorse umane. Quello di ridurre il personale della direzione generale del 20% in soli due anni! Ed alla fine dell’esercizio, ho dovuto anche sciogliere la mia stessa Unità. Dopo aver trasferito, nel quadro di un processo di razionalizzazione e centralizzazione della gestione del personale, la maggior parte del mio personale alla Direzione Generale delle Risorse Umane (DG HR), e all’Ufficio logistico (OIB) della Commissione europea.
L’aspetto umano di questo lavoro ha compensato molti degli aspetti meno gratificanti.
Ho cercato sempre di ascoltare le difficoltà del personale di un grande Direzione Generale (inizialmente oltre 1200 persone, a seguito della fusione del Mercato Interno con l’Industria e le Imprese) che doveva dimagrire molto velocemente. Insieme ai miei colleghi, con Lowri e Valentina, abbiamo anche dovuto affrontare un episodio drammatico, che non potrà mai essere dimenticato da chi lo ha vissuto. Il suicidio sul posto di lavoro di un collega.
Dopo aver potuto dire “missione compiuta“, al termine della riduzione del 20% del personale della direzione generale, la metabolizzazione della grande riorganizzazione del 2015, seguita alla fusione della DG MARKT con la DG ENTR, che ha dato vita alla DG GROW, e lo scioglimento dell’Unità Risorse Umane, nel febbraio 2017 mi sono ritrovato a capo dell’unità Business Continuity, Sicurezza e Coordinamento Amministrativo.
Tornando al campo della sicurezza e della gestione delle crisi (comprese altre mansioni meno strategiche rispetto al passato, ma importantissime per la vita dei colleghi), ho avuto il piacere di lavorare con una più piccola squadra, ma molto efficiente.
Per questo motivo, li ringrazio tutti, individualmente, per avermi assistito e accompagnato nella mia breve, ma delicatissima avventura finale. Grazie a Sylvia, Yves, Juha, Marc, Dominique e, ultima della lista, ma non ultima nel mio cuore, grazie a Christine, una magnifica assistente, di grande lealtà, che è, tra l’altro, autrice del coordinamento e dell’organizzazione di questo evento di oggi. Mille grazie, Christine!
Come vi ho scritto nel mio invito, dopo quasi 28 anni al servizio della Commissione europea – 17 dei quali come capo unità, in 7 diverse unità -, ho lasciato la Commissione dal 1° aprile, seguendo i consigli dei miei medici, dopo alcuni segnali che non potevano essere sottovalutati.
Come detto, continuerò comunque a sostenere l’ideale europeo, in particolare attraverso alcune associazioni di volontariato istituzionale nelle quali sono impegnato. Ma anche, e soprattutto, attraverso una delle mie passioni. L’attività editoriale e giornalistica. Ma intendo anche continuare a tenermi in contatto con i colleghi, molti diventati amici, che ho conosciuto in questi anni magnifici e intensi.
Continuerò il mio impegno di volontariato istituzionale, in modo particolare, con i miei amici della Sezione di Bruxelles-Unione europea – che ho fondato e di cui sono il Presidente – dell’Associazione Nazionale Finanzieri d’Italia (ANFI).
Ringraziando tutti voi per la vostra presenza qui, la vostra amicizia e la vostra collaborazione, a vario titolo, durante questo lungo viaggio al servizio dell’Europa, vorrei esprimervi meglio lo stato d’animo e lo spirito che mi accompagna in questa decisione di lasciare il servizio presso la Commissione europea con qualche anno di anticipo.
Lo farò attraverso i versi di una poesia, dal titolo “Il tempo prezioso delle persone mature“, di Mário Raul de Morais Andrade. Poeta brasiliano, romanziere e musicologo del secolo scorso, che mi ha colpito molto, perché – anche se con parole a volte un po’ estreme – testimonia molto del mio spirito attuale.
Il tempo prezioso delle persone mature
“Ho contato i miei anni ed ho scoperto che ho meno tempo da vivere da qui in avanti di quanto non ne abbia già vissuto.
Mi sento come quel bambino che ha vinto una confezione di caramelle e le prime le ha mangiate velocemente, ma quando si è accorto che ne rimanevano poche ha iniziato ad assaporarle con calma.
Ormai non ho tempo per riunioni interminabili, dove si discute di statuti, norme, procedure e regole interne, sapendo che non si combinerà niente…
Ormai non ho tempo per sopportare persone assurde, che nonostante la loro età anagrafica, non sono cresciute.
Ormai non ho tempo per trattare con la mediocrità. Non voglio esserci in riunioni dove sfilano persone gonfie di ego.
Non tollero i manipolatori e gli opportunisti. Mi danno fastidio gli invidiosi, che cercano di screditare quelli più capaci, per appropriarsi dei loro posti, talenti e risultati.
Odio, se mi capita di assistere, i difetti che genera la lotta per un incarico importante. Le persone non discutono di contenuti, a malapena dei titoli.
Il mio tempo è troppo scarso per discutere di titoli.
Voglio l’essenza, la mia anima ha fretta…
Senza troppe caramelle nella confezione…
Voglio vivere accanto a della gente umana, molto umana.
Che sappia sorridere dei propri errori.
Che non si gonfi di vittorie.
Che non si consideri eletta, prima ancora di esserlo.
Che non sfugga alle proprie responsabilità.
Che difenda la dignità umana e che desideri soltanto essere dalla parte della verità e dell’onestà.
L’essenziale è ciò che fa sì che la vita valga la pena di essere vissuta.
Voglio circondarmi di gente che sappia arrivare al cuore delle persone…
Gente alla quale i duri colpi della vita, hanno insegnato a crescere con sottili tocchi nell’anima.
Sì… ho fretta… di vivere con intensità, che solo la maturità mi può dare.
Pretendo di non sprecare nemmeno una caramella di quelle che mi rimangono…
Sono sicuro che saranno più squisite di quelle che ho mangiato finora.
Il mio obiettivo è arrivare alla fine soddisfatto e in pace con i miei cari e con la mia coscienza. Spero che anche il tuo lo sia, perché in un modo o nell’altro ci arriverai…”
Un grande grazie a tutti!
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