Alessandro Butticé

Nelson Mandela: “Non perdo mai, o vinco o imparo”. Ma stavolta, io, non ho imparato nulla

16 Luglio, 2025

Dopo l’esclusione del Generale Gabriele Failla dalla corsa finale alla direzione dell’OLAF, resta il dovere morale — e il diritto civile — di porsi una domanda: cosa abbiamo imparato?

Nel mio caso, purtroppo, nulla.

Nulla sul “fuoco amico”. Nulla su quegli abbracci istituzionali o di chi vorrebbe mettere il cappello sulle vittorie altrui che, più che sostenere, a volte soffocano. Nulla sulle guerre cognitive di cui non bisogna essere solo vittime, ma sapere anche combattere.  Nulla su chi, dopo aver promesso riservatezza, ha fatto trapelare un mio articolo concepito come un appello alla trasparenza, mettendomi nella condizione di doverlo bloccare, per esaudire la preghiera del candidato cui era stato fatto intendere che sarebbe stato per lui pregiudizievole. Nulla su chi avrebbe dovuto essere consapevole dell’importanza di una mobilitazione pubblica, politica ma anche mediatica, del “Sistema Italia”, preferendo il silenzio, per non “disturbare i manovratori”. Mentre i veri manovratori – e le mie fonti me lo dicevano – stavano facendo terra bruciata attorno al povero Failla nei corridoi del Parlamento europeo e del Consiglio. Nulla sulla sempre  plurima paternitá delle vittorie, di chi lascia invece orfane, o causa della malasorte, le sconfitte.

Vivo da 35 anni a Bruxelles, molti dei quali trascorsi come capo sia di unità investigative che di comunicazione. Sono stato primo portavoce dell’Olaf per un decennio. Di esperienza ne ho accumulata parecchia, anche nei corridoi più ombrosi delle istituzioni europee. Eppure, ancora oggi, mi resta difficile digerire la logica con cui si sacrificano le eccellenze sull’altare degli equilibri geopolitici, dei silenzi strategici e delle mezze verità.

L’articolo che avevo preparato (e che riporto in basso per i miei lettori) doveva essere pubblicato il 22 giugno. Ed aveva la finalità di preparare il terreno ad un’audizione su materie con le quali pochissimi hanno vera dimestichezza. Anche al Parlamento europeo ed al Consiglio. Coinvolgendo il controllo (come accaduto in passato) anche mediatico, dei watchdogs.

Ora molti europarlamentari (e non solo italiani) potranno giustificarsi con i cittadini che li hanno eletti dicendo che non sapevano quello che io volevo pubblicare a giugno. Che nessuno gliel’aveva detto, e che nessuno li aveva nemmeno contattati.  Che non si rendevano conto del problema, per l’Italia e per l’Europa. E che, oltre al loro eventuale voto in CONT, quanto io volevo pubblicare in giugno doveva essere fatto sapere anche ai loro colleghi di gruppo politico degli altri stati membri.

Il mio articolo, da frequentatore dei palazzi, ma anche dei sottoscala, della bolla brussellese, era  un tentativo di mettere in luce l’urgenza di vigilare, di garantire trasparenza, di impedire che tutto si risolvesse in una trattativa tra pochi. Come é invece avvenuto.

L’articolo di cui ho deciso di bloccare la pubblicazione, su richiesta dello stesso candidato, intimorito forse da chi millantava migliori conoscenze delle dinamiche sotteranee attorno ad una delle nomine più delicate dell’Unione europea – quella del capo dell’Ufficio all’origine della condanna penale di un candidato alla presidenza della repubblica francese – voleva raccontare tutto questo.

Togliendo l’alibi ai rappresentanti del popolo degli altri Stati membri di poter dire “non sapevo”, “non avevo capito”. Accendendo un riflettore sulla procedura di nomina. Perché il linguaggio era schietto, senza troppi giri di parole che, tradotte in oltre 20 lingue durante l’audizione, diventano più che incomprensibili.  Soprattutto a chi non sa nemmeno cosa sia la Guardia di Finanza e quante abissali differenze ci siano tra l’arsenale nucleare che l’Italia utilizza contro la Criminalità economico-finanziaria e le fionde che si usano in altri Paesi europei, e non solo in quelli della terna da cui verrá scelto il nuovo capo dell’antifrode Ue,

Perché ne ho bloccato la pubblicazione?

Soltanto perché non volevo rischiare di fare un torto a Failla. Il quale, condizionato dal suo rispettabilissimo spirito di correttezza istituzionale, che gli faceva pensare che bastasse solo il suo indiscusso merito, senza la necessità di utilizzare tutti gli strumenti, anche cognitivi, e quindi mediatici, che devono essere utilizzati in una partita così importante. Dove essere certi di essere  il migliore non é sempre la migliore qualità per risultare vincitori. Ma condizionato anche da chi gli assicurava che più silenzio c’era prima dell’audizione, meglio era per lui.

Avendo qualche pregressa esperienza in materia, ero più che convinto che il silenzio non fosse a suo vantaggio. Forte anche delle informazioni certe che avevo: gli altri candidati non erano immobili e, com’era loro diritto, e dovere dei sistemi paese che li sostenevano, si muovevano attivamente nei corridoi del Parlamento europeo. E non solo.

Il sistema Italia, che negli ultimi tempi ha dato segni di vita e di speranza, purtroppo, in questa avventura non è bastato. O forse non è stato realizzato completamente. Al di lá delle solite divisioni di parrocchia, e non solo ideologiche. Oltre che del desiderio di avere vittorie personali, invece di ottenere vittorie nazionali condivise. Ed in questo caso anche europee. E ció nonostante l’impegno senza precedenti dei vertici di Farnesina e MEF per portare a casa il risultato.

Chi crede ancora nella forza della verità — e comprende l’inglese — potrà vedersi la videoregistrazione dell’audizione di Failla.

Potrà cosí  ascoltare e valutare la fondatezza dell’enorme differenza di voti ricevuti al Parlamento europeo rispetto alla terna prescelta.

Alla luce anche di queste mie considerazioni, che riconosco essere  molto ispirate dall’amarezza di una sconfitta che non mi ha insegnato nulla, e di quelle che avrei voluto, e forse dovuto,  pubblicare a giugno.

Un’idea di come a volte l’Europa agisca, e di come l’Italia spesso si auto-silenzi, facendo harakiri.

Onore, quindi, al Generale Failla.

Non solo per il coraggio della sua candidatura, ma anche per il modo con cui ha affrontato questa sfida, con sobrietà, umiltà e disciplina. Qualità rare, oggi. Specie tra chi spera di “vincere” per meriti o per esclusione altrui.

Anche questa è Europa.

Anche questa, purtroppo, è Italia.

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Articolo che doveva essere pubblicato il 22 giugno 2025

Ultimo miglio della corsa alla Direzione dell’antifrode Ue (OLAF): un Generale della Guardia di Finanza nella shortlist

Il sistema Italia deve mobilitarsi e garantire la più grande trasparenza nella fase finale della selezione del prossimo Direttore generale dell’Olaf.

di Alessandro Butticé

Come auspicato in novembre su Formiche (Un italiano alla guida dell’antifrode Ue? La proposta del gen. Butticé), l’Italia, con l’intelligente opera del Comando Generale della Guardia di Finanza, ha saputo promuovere la candidatura di due profili di eccellenza per la prestigiosa posizione di Direttore Generale dell’OLAF (Ufficio Europeo per la Lotta Antifrode). Ed è stato un segnale forte dell’impegno italiano, ma anche del Sistema Italia a Bruxelles, che da tempo comincia a dare segni di vita, anche nella valorizzazione degli sforzi che, da decenni, l’Italia pone a tutela degli interessi finanziari dell’Unione Europea. Spesso con dispiego di mezzi superiori a quelli dei cosiddetti paesi frugali. Che sono frugali anche nelle risorse nazionali che dedicano alla lotta alla criminalità economico-finanziaria e transnazionale, a tutela delle finanze unionali.

Il Generale Failla ha tutte le carte in regola

Tra i numerosi candidati ai blocchi di partenza, il Generale di Divisione Gabriele Failla, attuale Comandante della Scuola Ispettori e Sovrintendenti della Guardia di Finanza, ha superato tutte le dure e complesse prove di preselezione, ed è stato inserito nella shortlist dei quattro finalisti.

Un traguardo significativo che ha sinora premiato la sua competenza, la sua esperienza internazionale, anche presso Europol, e la profonda conoscenza del settore.

Il prossimo passo sarà peró cruciale e meno tecnico, rispetto ai precedenti: perché si tratterá di un’audizione di fronte al Parlamento Europeo ed ai rappresentanti del Consiglio. Istituzioni dove prevalgono la politica e gli interessi nazionali.  Ed i risultati non dipenderanno quindi solo dalle indiscusse capacità manageriali, investigative, e dalla professionalitá e pregressa esperienza dei candidati. Ma anche dalla mobilizzazione del Sistema Italia nelle istituzioni Ue e nei media, affinché questa nomina, che tradizionalmente esula dalle ripartizioni relative al genere ed alla nazionalità dei candidati, sia effettuata privilegiando unicamente le competenze dei candidati.  Garantendo così che il prescelto possa esercitare la propria funzione di vitale importanza per le finanze unionali, e per la stessa credibilità dell’Ue.

Ora serve anche il sostegno trasversale degli europarlamentari

Da questo momento in poi, assieme all’opera attenta della Farnesina e del Ministero dell’Economia e delle Finanze, che hanno sinora seguito con attenzione, ma sempre nel doveroso rispetto per l’indipendenza della Commissione europea e della funzione pubblica Ue, lo svolgimento delle procedure di selezione, servirá anche il supporto politico degli europarlamentari italiani di ogni schieramento. Che, se membri titolari o supplenti della Commissione per il Controllo dei Bilanci del Parlamento europeo (CONT), potranno interrogare il generale Failla, ma anche gli altri candidati. Oltre a sostenerlo con i colleghi degli altri Stati membri appartenenti ai rispettivi gruppi politici.

Storicamente, questa audizione è sempre stata pubblica, soddisfando cosí un elemento di trasparenza fondamentale per garantire la fiducia dei cittadini europei nelle istituzioni Ue. Senza dimenticare che l’Olaf, nel 1999, è stato creato come organismo investigativo Inter istituzionale e indipendente nella sua funzione di indagine interna e esterna alle istituzioni Ue, a seguito del terremoto causato dalle prime e uniche dimissioni della storia della Commissione europea. Quella presieduta dal Lussemburghese Jacques Santer, per sospette frodi, irregolaritá e nepotismo di cui era stata accusata la commissaria europea (ed ex primo ministro Francese) Edith Cresson.

L’audizione al Parlamento dovrebbe rimanere pubblica e coinvolgere tutti i deputati della CONT

Nei corridoi del Parlamento europeo, emergono voci, a nostro avviso allarmanti, che vorrebbero un cambio di rotta rispetto al passato, con l’intenzione di limitare l’audizione ad un numero ristretto (forse solo tre) di parlamentari che, assieme ai rappresentanti della troika del Consiglio (Danimarca, Irlanda, Cipro), potranno interrogare i candidati. E c’è chi teme che possano persino limitare l’accesso del pubblico e della stampa a tali audizioni. A tale proposito, appare quindi sospetto, anche il fatto che sul sito del Parlamento europeo, da qualche tempo, non siano più rinvenibili le video-registrazioni delle audizioni pubbliche dei candidati al posto di direttore generale dei precedenti mandati, che fino a qualche tempo fa erano ancora online.

Visto il profilo di grande rilievo del Generale Failla, ed il rischio che altre considerazioni, diverse dalla provata esperienza investigativa e di alta dirigenza, possano influenzare la nomina del nuovo Direttore generale dell’Olaf, si ritiene, nell’interesse dell’Italia, e del candidato italiano, che le audizioni al Parlamento Europeo avvengano, come in passato in forma pubblica. Consentendo a tutti i membri (titolari e supplenti) della Commissione Controllo dei Bilanci (CONT) di porre loro domande ai candidati. Solo così si potrà garantire una valutazione completa e imparziale, sotto gli occhi dei media e del pubblico.

Finora, come segnalato, il Sistema Italia ha funzionato in modo molto efficace, attraverso una discreta vigilanza da parte della Rappresentanza Permanente d’Italia e della Farnesina sulla correttezza della procedura, e dopo aver incoraggiato, come da noi auspicato su  Formiche, la candidatura individuale (che non poteva e non doveva essere una candidatura nazionale o della Guardia di Finanza, vista l’indipendenza dell’Olaf e della Commissione europea) di un vero professionista di alto livello e con tutte le carte in regola. Non, quindi, dei soliti «raccomandati designati», o di chi poteva aver meritato un promoveatur ut amoveatur, come avvenuto in altre circostanze. Un approccio che sinora è risultato vincente, permettendo di valorizzare le competenze e l’esperienza del Generale Failla che, nonostante la sua grande esperienza, ha preparato con grande serietà ed umiltà, senza mai sottovalutare, ed adagiarsi su posizioni di rendita derivanti dal suo brillante e oggettivo background, la complessità di ogni singola prova di selezione.

Due magistrati (slovacco e ceco) ed una funzionaria Ue (polacca) gli altri candidati

Gli altri candidati in lizza sono due magistrati (lo slovacco Ladislav Hamran, ex presidente di Eurojust ed il ceco Petr Clement, attuale vice del Procuratore Europeo, la rumena Laura Codruța Kövesi) e una funzionaria dell’EEAS (il Servizio europeo per l’azione esterna), che ha precedentemente giá ricoperto un ruolo di rilievo all’interno dell’OLAF (la polacca Joanna Kreziminska-Vamvaka).

Un confronto stimolante tra figure di spicco nel panorama europeo della lotta alla criminalità finanziaria. Tenendo tuttavia presente che la polacca non sembra godere di particolare reputazione, tra i suoi vecchi colleghi dell’Olaf, quanto all’esperienza investigativa, e che un altro magistrato alla testa di un servizio di indagini come l’Olaf, soprattutto dopo la controversa esperienza della direzione dell’ex magistrato Giovanni Kessler, a molti non pare essere il più indicato. Soprattutto se si compara il loro background professionale con quello di un generale della Guardia di Finanza che, per natura, è formato sin dall’Accademia non solo a dirigere squadre investigative, ma anche nel governo di personale composto anche da decine di migliaia di donne e uomini, oltre che per la gestione di risorse materiali e finanziarie, caratteristiche della direzione di un grande servizio. Tutte cose, soprattutto queste ultime, che non fanno normalmente parte del background dei magistrati, essendo svolte di norma, nelle amministrazioni della giustizia, oltre che dai dirigenti della polizia giudiziaria, da cancellieri o da dirigenti ministeriali.

A queste considerazioni, per i sostenitori degli equilibri nazionali nelle funzioni di alta dirigenza nelle Istituzioni Ue, si aggiunge l’interrogativo sull’opportunità, in aggiunta al Procuratore europeo, anche l’Olaf possa essere diretto contestualmente da un cittadino di uno Stato dell’Est.

Un’opportunità da non perdere per le Istituzioni Ue

Le istituzioni europee si trovano quindi di fronte ad una scelta cruciale, ma anche ad un’opportunità da non perdere, in particolare in un periodo di crescente instabilità geopolitica e di guerra ibrida e cyber, che coinvolge anche e soprattutto la sfera della sicurezza economica e finanziaria. Per combattere la quale, il profilo militare e la familiarità con le materie relative alla sicurezza economica-finanziaria, applicato da sempre a compiti soprattutto civili, di un generale della Guardia di Finanza italiana, risulta essere il più attrezzato per fronteggiare le moderne sfide ibride e asimmetriche del XXI secolo, e che le Istituzioni Ue devono dimostrare di saper fronteggiare.

Nominare alla guida dell’OLAF un professionista di grande esperienza nell’alta dirigenza investigativa, dotato di indipendenza assoluta, perché blindata anche dalla formula del proprio giuramento di osservanza della Costituzione italiana (che all’articolo 11 prevede limitazioni di sovranità e promozione delle organizzazioni internazionali) e delle leggi (che comprendono i regolamenti Ue, come quelli sull’indipendenza dell’Olaf e dei funzionari Ue), la violazione delle quali lo renderebbe perseguibile penalmente anche sul piano nazionale, oltre che presso le Istituzioni Ue, sarebbe un tangibile segnale di forza e di determinazione nella difesa degli interessi unionali.

Il Sistema Italia dovrebbe mobilitarsi, al di lá degli schieramenti politici

L’ultima fase della procedura, che prevede le audizioni previste con ogni probabilità per il 14 o il 15 luglio, richiede quindi un’attenzione particolare da parte del Sistema Italia nel suo complesso. La Farnesina, a mezzo soprattutto della Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’Ue, insieme agli europarlamentari di tutti gli schieramenti ed ai media, dovranno continuare a vigilare attentamente, per assicurare che il processo si svolga nel modo più trasparente e corretto. Formiche, per le ragioni spiegate a novembre, dimostra di voler continuare a farlo. E solo così si potrà contribuire a sperare che l’OLAF sia guidato da una figura capace di affrontare le sfide del futuro e di proteggere efficacemente le risorse dell’Unione Europea, e quindi le tasche di tutti i suoi cittadini. E l’Italia potrá dare il suo grande contributo di professionalità ed esperienza nella direzione dell’ufficio europeo che, ai tempi del primo e compianto Direttore Generale, Franz-Herman Bruener (grande ammiratore della Guardia di Finanza, e del quale chi scrive ha avuto l’onore di essere stato il portavoce) era definito un «baluardo dell’Europa della legalità contro l’internazionale del crimine».