Da tempo ripeto che la separazione delle carriere tra PM e giudici non sará una panacea, a rimedio dei tanti mali della giustizia italiana. Ma sarà un irrinunciabile ed irrimandabile primo e importante passo in avanti per il bene del Paese.
Se non lo sará, lo ribadisco, la responsabilitá principale resterá comunque, principalmente, in capo alle correnti politicizzate della magistratura che l’hanno provocata. E delle corporazioni, o “l’ultracasta” (come l’ha definite nel lontano 2009 un compianto giornalista di sinistra, quale Stefano Livadiotti) di certa magistratura associata. Che da normale sindacato si é trasformata da decenni in un contro potere assoluto che ha fatto più male che bene alla vita del nostro Paese.
Si é spezzata la corda
Troppi appartenenti a questa magistratura arrogante e politicizzata hanno dimostrato di non avere il senso della misura, ignorando che quando la corda si tira troppo alla fine si spezza.
E la corda si é spezzata, facendo finalmente riposare tranquillo nella sua tomba il Presidente Francesco Cossiga.
Le ragioni le spiega, da ultimo, il Presidente Cuno Tarfusser, che non é un Magistrato qualunque (ma un ex Procuratore della Repubblica e giudice della Corte Penale Internazionale). Ma, soprattutto, non é affatto un sostenitore della riforma governativa. E proprio per questo la sua analisi onesta e pienamente condivisibile, sul modo di certi magistrati (e giuristi da Bar Sport, se non in malafede), di strapparsi i capelli dinnanzi la separazione delle carriere, merita essere letta da chi avesse dubbi su come votare al referendum.Il Presidente Tarfusser ha infatti molti più dubbi di me sul contenuto della riforma, ma la critica onesta di tanti suoi colleghi molto rumorosi, autoreferenziali e sostenitori di una magistratura di ispirazione sovietica, merita essere letta.
La riporto in basso all’attenzione dei miei lettori
Dal punto di vista della Polizia Giudiziaria, di cui ho fatto parte per tanti anni, e che, assieme a stampa, politica ed avvocatura, ha pure le sue grandi responsabilità, il mio pensiero, a convinto favore del SÍ, è quello riportato in altro mio pensiero in libertà del 14 febbraio 2025.
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L’autocritica di un Magistrato onesto (n.d.r.)
(giá Procuratore della Repubblica di Bolzano e giudice della Corte penale internazionale de L’Aia):
“Più leggo e sento le scomposte uscite di rappresentanti, più o meno autorevoli, della magistratura sul perché è necessario votare NO al prossimo referendum, più mi viene da votare SI, nonostante la “riforma” – varata con piglio autocratico, a colpi di maggioranza e senza discussioni – sia, a dir poco, pessima.
Sentire dire che, nel caso vincesse il SI, il pubblico ministero perderebbe la “cultura della giurisdizione”, è una bestemmia. Se mai quella “cultura” l’ha avuta, l’ha persa al più tardi da quando esistono le chiavette USB e il “copia e incolla” con cui Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza si sono impadroniti anche del ruolo del pubblico ministero che, da controllore della polizia giudiziaria, ne è diventato il passacarte.
Sentire dire che la separazione delle carriere è inutile perché il pubblico ministero ha già il dovere di indagare a favore dell’indagato, è un’altra bestemmia. Infatti, gli operatori del diritto sanno che questa norma – l’art. 358 c.p.p., che pure esiste – è sistematicamente violata dai pubblici ministeri e che la violazione non è sanzionata, come ha recentemente confermato la Corte di Cassazione (es. sentenza n. 32938/2025) creando l’ossimoro della “legittima violazione di legge”.
Sentire dire che con questa riforma il pubblico ministero perderà la propria autonomia e indipendenza perché sarà sottoposto al potere politico, quasi fosse l’anticamera della dittatura, è un’assurdità se solo si considera che in nessuno degli Stati di Diritto che ci circondano (Germania, Francia, Austria, Olanda, Spagna, Portogallo, ecc) il pubblico ministero gode di assoluta autonomia e indipendenza.
Sentire dire che a carriere separate il cittadino sarà meno garantito è addirittura vergognoso se solo si considera l’enorme numero di persone innocenti finite in carcere e comunque nel tritacarne della giustizia e le persone innocenti che, alla faccia delle tanto sbandierate garanzie, anche attualmente sono in carcere (ogni riferimento è puramente voluto!), quale conseguenza del delirio di onnipotenza e infallibilità rivendicato dalla magistratura; altroché garanzia del cittadino!
Mai, dico mai, un’ammissione di colpa, mai un passo indietro, mai una proposta di riforma accettabile.
Questa riforma è stata varata per colpa di questa magistratura, arrogante, autoreferenziale, debordante, gestita in maniera sovietica dalle “correnti” che ne sono le metastasi e che – accetto scommesse – nemmeno questa “riformetta” sarà in grado di estirpare.
Questa riforma è stata varata per colpa di questa magistratura che rivendica a sé il faro dell’etica nazionale che investiga e giudica la morale altrui, quando essa stessa è affetta da “immoralità correntizia” per cui concetti quali merito, attitudini, competenza, trasparenza sono poco più che slogan da interpretare e adattare al magistrato che dà le maggiori garanzie di fedeltà ad un sistema di potere marcio. Un sistema che andrebbe riformato dalle radici e non, per l’ennesima volta, semplicemente ritoccando e rattoppando per far credere al cittadino di cambiare molto per non cambiare nulla. A questo proposito basta sapere che le leggi sono scritte dai magistrati mandati nei ministeri dalle “correnti”.
Il dilemma interiore che, quindi, sto vivendo e che spero di riuscire a dipanare nei tre-quattro mesi che ci separano dal referendum è se votare SI ad una pessima riforma costituzionale propinata ai cittadini in perfetta malafede quale migliorativa del sistema, o se votare NO favorendo l’immobilismo a un sistema giudiziario indegno di questo nome.
Una scelta tra Sodoma e Gomorra, tra il cancro e la peste. Molto più facile sarebbe la scelta tra Sinner e Alcaraz. E scusate questo provincialismo finale.”

